Un fenomeno che rappresenta ancora il problema identitario di alcuni uomini rispetto alla donna , la difficoltà ad accettare la reciprocità della relazione senza considerare la donna oggetto e “possesso “vantando una presunta superiorità . L ‘ appello va quindi agli uomini che prendano consapevolezza e le donne che denuncino le violenze e abusi inaccettabili
di Michela Marzano
La violenza che subiscono tante donne non è né un destino né una fatalità
Il problema delle violenze di genere non è solo un’urgenza, qualcosa di cui ricordarsi solamente quando si è confrontati all’ennesimo dramma o in occasione del 25 novembre. La violenza che subiscono tante donne non è né un destino né una fatalità – come suggerisce lo spot della RAI preparato, appunto, per il 25 novembre di quest’anno. È un fenomeno strutturale, la conseguenza immediata della profonda crisi identitaria che, al giorno d’oggi, riguarda non solo gli uomini e le donne, ma anche e soprattutto le relazioni intersoggettive. Per cultura e per tradizione, alcuni uomini pensano ancora di potersi comportare come “padroni” e non sopportano che le donne, “oggetti di possesso”, possano diventare autonomi; in parte insicuri e incapaci di sapere “chi sono”, le accusano di mettere in discussione la propria superiorità; in parte narcisisticamente fratturati, pretendono che le donne li aiutino a riparare le proprie ferite. Un problema identitario, quindi, che si trasforma poi in un problema relazionale e che, ancora troppo spesso, sfocia nell’odio e nella violenza. Un odio e una violenza che non si potranno combattere efficacemente fino a quando non si capirà che il problema comincia nelle famiglie e nelle scuole e che, per affrontarlo seriamente, si deve ripartire dall’educazione dei più piccoli. Le donne non sono “inferiori”, “sottomesse” e “irrazionali” per natura, esattamente come gli uomini non sono “superiori”, “padroni” o “razionali”. Le donne e gli uomini sono certo diversi, ma la diversità non è mai sinonimo di disuguaglianza. Anzi. È sempre e solo nella diversità che l’uguaglianza e il rispetto reciproco possono essere promossi.